I segni della musica

Tischbein Dido on the Pyre

Se la musica ci parla, lo sta facendo attraverso Segni che siamo in grado di riconoscere e interpretare. Secoli di musiche hanno sedimentato nella nostra memoria musicale, collettiva e individuale, un complesso di qualità che apprezziamo. E apprezzandole, costruiamo il senso di ciò che ascoltiamo: emozioni, significati, concetti, immagini e idee. Tra i segni musicali più antichi, sin dal Seicento, vi è quello del Lamento.

Si tratta di soli quattro suoni gravi discendenti. Sopra la ripetizione ostinata di quei suoni, in tanti capolavori musicali, Didone piange, e piange con lei la Ninfa del testo di Ottavio Rinuccini e con loro Arianna a Nasso, il Cristo sulla croce e numerosi altri personaggi. Un segno forte, dunque, e presente in tante musiche di ieri e di oggi. Dal repertorio tardo rinascimentale al Rock.

Icona, Indice o Simbolo

Un segno, ci dice la semiologia, può essere Icona se in forma pure stilizzata rappresenta lo stesso elemento rappresentato. Può essere Indice se esso rimanda e indica la sostanza rappresentata (il fumo indice del fuoco). Può essere Simbolo se, attraverso una mobile e continua codificazione della cultura, rimanda in forma astratta alla sostanza rappresentata.

In musica il basso di lamento

bassoLamento

è Icona nel senso che richiama, in forma stilizzata, l’intonazione discendente della voce in lamento, è Indice poiché richiama una condizione di dolore ed è Simbolo per la cultura musicale che riconosce in esso, ripetuto circolarmente in modo ostinato, il motivo generativo sopra il quale voci e strumenti possono elaborare un momento musicale di straordinaria intensità espressiva.

Il corso di cultura musicale “Se la musica ha un senso” organizzato dalla Scuola di Musica Dedalo per l’università della terza età di Novara, cominciato l’8 novembre 2023, è iniziato proprio dall’analisi di questo segno musicale per esplorare le Condotte musicali dell’ascolto: quando ascoltiamo, a cosa prestare attenzione? Come capire a fondo cosa la musica ci dice e ci racconta?

Ascoltare implica assumere una condotta, un approccio, uno sguardo di specifica attenzione. Ne parla il grande studioso Delalande in un suo importante saggio. https://www.musicadomani.it/libri/le-condotte-musicali/

Il lamento della Ninfa di Claudio Monteverdi, dai Madrigali guerrieri ed amorosi, n.18 (1638)
VIII libro

L’azione del madrigale si sviluppa in tre parti:
I – Non avea Febo ancora (TTB)
II – Amor, dicea (STTB)
III – Sì, tra sdegnosi pianti (TTB)

La prima parte presenta la Ninfa che all’alba lascia la sua dimora, vagando tra prati e fiori in preda a una grande inquietudine. Inizia poi il disperato lamento della fanciulla che piange il suo perduto amore. Un basso sul tetracordo discendente La-Sol-Fa-Mi che si ripete incessantemente, rappresenta la base ostinata per il canto che si dispiega con varietà di accenti e intenso pathos. Al contrasto fra questi due elementi, statico l’uno e dinamico l’altro, si aggiungono i continui interventi delle tre voci maschili che compiangono la fanciulla (Ah, miserella!) e partecipano al suo dolore. Si può intravvedere qui un’analogia col coro della tragedia antica. Gli ultimi versi fanno riferimento al nuovo amore di colui che l’ha tradita, amore che mai potrà offrirgli ciò che da lei ha ricevuto; un detto e non detto… “taci, che troppo il sai”. Poi le voci maschili concludono amaramente che l’amore è al tempo stesso fiamma e gelo. Le immagini musicali di Monteverdi sottolineano le più riposte sfumature del testo poetico anche con cromatismi e dissonanze non preparate. La musica, qui come altrove, è veramente serva della parola!
La partitura del madrigale è preceduta da un “Modo di rappresentare il presente canto”, nel quale il compositore fornisce indicazioni riguardanti la sua esecuzione. Egli dice che le tre voci maschili devono cantare con regolarità “al tempo della mano”, cioè a misura, mentre la Ninfa dovrà cantare “a tempo del animo”, cioè con la libertà che le detta l’urgenza dei suoi sentimenti.

Non havea Febo ancora
recato al mondo il dí,
ch’una donzella fuora
del proprio albergo uscí.

Sul pallidetto volto
scorgeasi il suo dolor,
spesso gli venia sciolto
un gran sospir dal cor.

Sí calpestando fiori
errava hor qua, hor là,
i suoi perduti amori
cosí piangendo va:

“Amor”, dicea, il ciel
mirando, il piè fermo,
“dove, dov’è la fè
ch’el traditor giurò?”

Miserella.

“Fa’ che ritorni il mio
amor com’ei pur fu,
o tu m’ancidi, ch’io
non mi tormenti più.”

Miserella, ah più no, no,
tanto gel soffrir non può.

“Non vo’ più ch’ei sospiri
se non lontan da me,
no, no che i martiri
più non darammi affè.

Perché di lui mi struggo,
tutt’orgoglioso sta,
che si, che si se’l fuggo
ancor mi pregherà?

Se ciglio ha più sereno
colei, che’l mio non è,
già non rinchiude in seno,
Amor, sí bella fè.

Ne mai sí dolci baci
da quella bocca havrai,
ne più soavi, ah taci,
taci, che troppo il sai.”

Sí tra sdegnosi pianti
spargea le voci al ciel;
cosí ne’ cori amanti
mesce amor fiamma, e gel.

Link per gli ascolti:

Video con partitura: https://youtu.be/z3ZX5hFN-is
Cortometraggio: https://youtu.be/XHRjvK9syQc
Aria di lamento, ensemble L’arpeggiata: https://www.youtube.com/watch?v=oYdnUHCpomQ
Les Arts florissants, Paul Agnew: https://www.youtube.com/watch?v=g4nt3AIc8Cc

 

When I am laid in earth, dall’opera Dido and Aeneas (1689) di Henry Purcell

Il lamento di Didone rappresenta un emblema dell’aria su basso di lamento. La grande pagina di Purcell si realizza su una versione cromatica del basso discendente dunque più aspra e articolata rispetto a quella di Monteverdi.

Recitative
Thy hand, Belinda, darkness shades me,
On thy bosom let me rest,
More I would, but Death invades me;
Death is now a welcome guest.

Aria
When I am laid, am laid in earth, May my wrongs create
No trouble, no trouble in thy breast;
Remember me, but ah! forget my fate,
Remember me, remember me, but ah! forget my fate.

La tua mano, Belinda... le tenebre mi spengono;
lasciami riposare sul tuo petto;
vi resterei più a lungo, ma la morte mi invade:
la morte ora è per me un'ospite gradita!

Quando giacerò nella terra, possano i miei errori
non turbare il tuo animo.
Ricordami, ricordami, ma dimentica il mio destino!
Ricordami, ma dimentica il mio destino!

Video con spartito canto piano: https://youtu.be/uGQq3HcOB0Y
La storia d’amore fra Enea e Didone: https://www.youtube.com/watch?v=CnwhkvQVzJQ

 

Jesus Christ Superstar: I only want to say dal musical Jesus Christ Superstar (1973)

no dei segni di permanenza del segno del basso di lamento, nella cultura musicale moderna, è rappresentato da un momento dal film del 1973 diretto da Norman Jewison, trasposizione sul grande schermo del musical omonimo di Tim Rice. Il basso di lamento emerge in modo teatrale nei culmini espressivi.

video: https://youtu.be/X_mJgVwQ3Qw

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